1821-1848

La restaurazione. Il Quarantotto
La restaurazione conobbe un ritorno all’assolutismo e ai privilegi dell’ancien règime. in Europa e in Italia essa vide il dominio austriaco e il diritto delle grandi potenze di intervenire, anche militarmente, là dove il trono e l’altare, fossero messi in discussione.

I governi italiani usciti dal congresso di Vienna si trovarono alle prese con una grave crisi economica che determinò una miseria diffusa e una generalizzata insoddisfazione dell’opinione pubblica che chiedeva riforme in senso liberale, costituzionale e nazionale. Ma, nonostante i moti scoppiati nel 1820 – 21 a Napoli e Torino e dieci anni dopo nell’Italia centrale e nei ducati emiliani, il sistema della Santa Alleanza e il principio dell’intervento non ammisero deroghe, almeno in Italia.

L’ anno dei portenti: il 1848
L’elezione di Pio IX (1846) inizia una stagione di riforme: il Papa opera alcune aperture nei confronti dei liberali. Napoli, il Piemonte e la Toscana concedono carte costituzionali. Una rivoluzione di segno repubblicano scoppiata in Francia infiamma i movimenti di opposizione europei.

Venezia e Milano cacciano gli austriaci e il re di Sardegna prende la testa del movimento patriottico contro l’Austria. È la prima guerra d’indipendenza. Dopo un iniziale sbandamento, gli austriaci sconfiggono i piemontesi.

L’iniziativa patriottica e unitaria passa nelle mani dell’ala radicale del nazionalismo italiano che subisce dure sconfitte in Sicilia, Toscana, Roma e Venezia. La situazione torna quella precedente al 1848.

Il Piemonte, unico tra gli stati italiani, continua a mantenere in vigore la costituzione concessa prima della guerra: lo statuto Albertino.

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