Noi lo chiamiamo Risorgimento

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Chiamiamo risorgimento il processo storico che ha portato alla formazione del nostro stato nazionale. Le origini del movimento patriottico le ritroviamo nel secolo XVII e negli anni napoleonici, quando anche il nostro paese vide la diffusione dei princìpi della rivoluzione francese, l’abolizione dei vecchi stati assolutistici e la formazione di organismi statali più ampi, che favorirono la nascita di un ceto politico orientato in senso italiano e di un sentimento nazionale nella cultura e nelle arti.

I mutamenti sociali e politici tra la fine del settecento e l’unità si possono configurare come una rivoluzione borghese. In poco più di mezzo secolo, le leve del comando, da sempre nelle mani dei sovrani assoluti e dell’aristocrazia, si trasferirono al personale politico-amministrativo nato in seno al nuovo assetto economico, dove alle tradizionali attività agricole si erano affiancate più dinamiche iniziative manifatturiere, commerciali e finanziarie.

Lo stato italiano, sorto nel 1861, si configurò politicamente nel quadro di un liberalismo moderato che riuscì tanto a liquidare gli antichi regimi assoluti, quanto a “diplomatizzare” la rivoluzione.

I suoi gruppi dirigenti evitarono rotture dell’assetto sociale e controllarono l’ascesa dei ceti popolari sulla scena politica. Per raggiungere questo obiettivo, l’intraprendente borghesia terriera,mercantile e finanziaria settentrionale non esitò ad allearsi con la grande proprietà fondiaria centro-meridionale, disposta al compromesso con la rivoluzione risorgimentale purché questa garantisse l’assetto esistente nella distribuzione della proprietà. Si definì, così, un blocco di potere che, sia pure tra non poche contraddizioni, era destinato a dirigere a lungo la storia dell’Italia unita.