Antonio Mordini

Antonio Mordini (Barga, 1819 – Montecatini 1902), dopo la laurea in giurisprudenza a Pisa, nel 1843 si trasferisce a Firenze dove organizza una società segreta di orientamento repubblicano. Combatte nella I guerra d’indipendenza e dopo la fuga a Gaeta di Leopoldo II, sostiene il governo provvisorio di cui diviene ministro.

Alla fine dell’esperienza democratica per Mordini iniziano dieci anni d’esilio. Intensi i rapporti con Mazzini da cui, però, si allontana, pur rimanendo repubblicano.

Nel 1859, dopo aver partecipato alla guerra contro l’Austria, si adopera per sollecitare l’unione della Toscana al Piemonte. Deputato al Parlamento subalpino, raggiunge Garibaldi in Sicilia e nel settembre 1860 è nominato prodittatore dell’isola. Nel 1862 torna in Sicilia per convincere il Generale dei Mille ad abbandonare il progetto di una spedizione contro lo Stato pontificio. Arrestato perché ritenuto corresponsabile dei fatti dell’Aspromonte, dimostra l’infondatezza dell’accusa ed è autore dell’interpellanza che fa cadere il governo Rattazzi. Nel 1867 fa parte del governo Menabrea come ministro dei Lavori pubblici. Dal 1872 al 1876 è prefetto di Napoli. Nel 1893 è presidente della Commissione finanze. Nel 1896 è nominato senatore a vita del Regno d’Italia.

Attento alle problematiche del suo territorio, ricopre più volte l’incarico di vice-presidente del Consiglio provinciale di Lucca e di consigliere del Comune di Barga.