Luigi Fornaciari

(Lucca, 1798 – Ivi, 1858). Studiò grammatica e retorica presso l’Università di Lucca, conosciuta anche come “Istituto dei Pubblici Studi di San Frediano”. Nel 1820 si recò a Roma per fare pratica come avvocato e vi si trattenne per quattro anni, al termine dei quali, rientrato a Lucca, ottenne la cattedra per l’insegnamento di belle lettere e greco. Nel 1825 sposò Teresa Martinelli che gli darà quattro figli. Ammesso l’anno successivo all’Accademia di Scienze Lettere e Arti ne divenne segretario. Dopo la pubblicazione nel 1828 di un commento alle odi di Pindaro, editò Esempi di bello scrivere in prosa, 1829, ed Esempi di bello scrivere in poesia, 1830, in cui dette prova di essere un importante rappresentante del gusto purista. Nel 1830 entrò in magistratura, prima giudice e poi presidente nella Rota criminale in Lucca, conservando la sola cattedra di greco. Nel 1837 fu nominato avvocato regio e nel 1845 consigliere di Stato. Nel 1847 sollecitò il duca Carlo Ludovico di Borbone a concedere lo Statuto: per questo e per aver indicato i mali che affliggevano la società lucchese del tempo fu privato degli incarichi e e dello stipendio, a cui tornò per volontà del granduca di Toscana Leopoldo II che lo nominò procuratore generale e capo della sezione criminale della Corte regia di Lucca.

Fin dal 1837, dopo essere divenuto avvocato regio, ebbe l’occasione di rendersi conto di come spesso i delitti sono originati dalla miseria e da carenze educative: per questo nell’Accademia Lucchese compose e lesse Discorsi sulla povertà, per ottenere l’istituzione di asili per l’infanzia e aiuti sia per l’istruzione che per il soccorso ai bisognosi.